Tratto n. 3 (2 di 3): dal Parco di Villa Ottolenghi a Pian Gambino
Percorrendo la Strada Comunale di Mongreno, in una delle posizioni più favorevoli della zona, sorgeva, circondata da un ampio giardino, la villa dell’avvocato Gentile, citata nell’Almanacco Reale del 1781, dotata di vigna e cappella ottagonale dedicata a Sant’Anna. Nel corso dell’Ottocento Villa Gentile , come molte altre residenze della collina torinese, è stata oggetto di numerose compravendite, appartenendo almeno a sette proprietari, ma nessuno di essi è riuscito ad imporre alla villa il proprio nome. Questo fino al 1924, quando il Municipio di Torino ha acquistato e ricostruito la villa con i proventi dell’eredità Ottolenghi, per destinarla all’Ente Morale “Crociata contro la tubercolosi”. L’istituzione, sorta nel 1913 per iniziativa della Società Piemontese d’Igiene, raccoglieva i figli sani dei tubercolotici poveri, con lo scopo di allontanarli dai parenti malati, di irrobustirli e, contemporaneamente, di istruirli. Presso la Colonia profilattica Davide Ottolenghi venivano ospitati un’ottantina di ragazzi maschi dai 6 ai 12 anni, ai quali si impartivano lezioni di giardinaggio e viticoltura, per orientarli verso il lavoro agricolo. Nella seconda metà del Novecento, con il cessare dell’emergenza sanitaria legata alla tubercolosi, l’edificio diventò prima un ostello per bambini di famiglie in difficoltà, poi rimase a disposizione per ospitare classi della scuola dell’obbligo e studenti ed accompagnatori in visita a Torino. L’istituto fu infine soppresso con deliberazione del 22 giugno 1998. Nel corso del 2005 il Comune di Torino ha venduto il fabbricato con ingresso in Strada Mongreno 335 con il terreno immediatamente circostante, mantenendo la proprietà dell’annesso parco di oltre 70.000 mq, che scende fino a Strada Cartman con un percorso di 1,2 km ed un dislivello di 120 mt circa. Il percorso entra nell’ingresso ricavato nel muro di sostegno dell’ex-istituto, risale fino alla cresta all’interno dell’abetaia della colonia e, scendendo poi attraverso il ripido versante boschivo, esposto a nord, raggiunge il fondovalle incontrando Strada Comunale del Cartman, nel punto in cui il rio Serralunga ed il rio dei Piani si uniscono a formare il rio del Cartman. Lungo la discesa è situato, in corrispondenza di uno strapiombo, un belvedere da cui possiamo ammirare la collina, dominata dalla Basilica di Superga, le sue splendide ville, il gruppo di case di Tetti Bertoglio, tutti citati nel pannello informativo dell’Anello Verde che quivi troviamo. Questo versante, come la maggior parte delle scoscese pareti collinari rivolte verso settentrione, è geologicamente piuttosto instabile e in seguito a periodi di abbondanti piogge sono frequenti i fenomeni franosi che smuovono lo strato superficiale del terreno e della vegetazione dal substrato roccioso. Le costruzioni che si trovano in questi luoghi hanno tutte una storia recente a dimostrazione di come l’attenzione sulla scelta dei siti in cui costruire le case sia stata, a volte, messa pericolosamente in secondo piano da almeno un secolo a questa parte.
Dal rio Cartman comincia la risalita che ha come meta intermedia la cascina Beria Grande. Per raggiungerla abbiamo due opportunità: o seguire il corso del rio Serralunga fino al bivio che sale a sinistra passando davanti all’antica Villa Maletti, che si presenta ancora come una delle poche cascine che erano invece tipiche alcuni decenni orsono, oppure scendere ancora lungo il rio Cartman e salire al Beria attraversando la località Tetti Bertoglio. In entrambi i casi si supera la grande arteria di comunicazione Strada al Traforo del Pino, la cui realizzazione, risalente al secolo scorso, modificò pesantemente l’antica viabilità collinare e condusse all’esproprio di parte dei giardini di alcune ville settecentesche dando il via all’urbanizzazione lungo la direttrice. Questa porzione di collina, che ha avuto nei secoli una forte vocazione agricola, come ogni versante esposto a meridione, è caratterizzata da piccoli gruppi di case, spesso riuniti attorno ad una corte comune, i cosiddetti Tetti, che prendevano il nome dagli antichi abitanti che lì vivevano: troviamo così i Tetti Tarditi, i Tetti Lencia, Tetti Bertoglio e Tetti Canera.
Arriviamo quindi nei pressi della tenuta detta del Beria Grande, più anticamente indicata con il nome di Berlia, di origine settecentesca, probabilmente costruita su fortificazioni preesistenti. L’ampio terrazzamento su cui sorge la villa, in un primo progetto di Antonio Bertola, era stato individuato come luogo di fondazione della Basilica, che poi fu invece costruita sul colle di Superga in base al ben più grandioso disegno dell’architetto siciliano Filippo Juvarra. L’edificazione della Basilica, conclusasi nel 1731, contribuì alla riqualificazione di questa e di altre vigne che si trovavano lungo uno dei percorsi più importanti per raggiungere il luogo sacro. Molte di queste furono ampliate e arricchite all’esterno di decorazioni di gusto barocco, che ancora oggi le caratterizzano. Accanto alla palazzina erano stati progettati tre giardini con grandi viali d’accesso, di cui già a metà Ottocento non restava più traccia. Ai margini della proprietà della villa, lungo il nostro itinerario pedonale, è ancora visibile, ma in pessimo stato di conservazione, la cappella datata 1788. Ai fabbricati originari furono aggiunti ad inizio Ottocento un edificio neoclassico e le scuderie. Il luogo infatti era usato dall’Accademia Militare di Torino come posto di villeggiatura per i cadetti, che qui venneo trasferiti durante i moti del 1821 per allontanarli dai tumulti cittadini. Entriamo nel bosco costeggiando il muro di cinta del Beria percorrendo un sentiero in acciottolato fino ad un bivio in cui si procede a sinistra fino a Tetti Canera, un gruppo di case di periodi differenti. In questo luogo dal 1600 fino alla fine del 1700 la vigna fu di proprietà dei Salasco di Canera, già proprietari di un’altra villa nelle vicinanze di Villa della Regina, che la utilizzarono soprattutto ai fini della produzione agricola.