Tratto n. 4 (2 di 2): dalla Cascina Viretti al Parco del Meisino
Cascina Viretti è una graziosa villa in una piccola conca circondata dal bosco, dipinta di rosa con i riquadri alle finestre bianchi e le persiane verdi, un giardino dove, in un recinto, vi sono alcuni asini; molto particolare è l’imponente cappella addossata alla residenza la cui sproporzionata dimensione sembra indicare la volontà di un nobile “acquisito” di primeggiare nella gara con i propri vicini. Il conte Prospero Viretti, morto nel 1798, ebbe due importanti incarichi a corte: fu segretario del Consiglio Supremo di Sardegna e segretario privato del re. Nel 1787 fu investito dal re del titolo di conte ed anche il fratello Felice divenne segretario di Stato. Scendendo sempre lungo il percorso si incontrano prima il bivio col sentiero 27, poi quello con il 28 e si arriva poi a costeggiare il Rivo di Costa Parigi, che rappresenta il confine naturale tra i comuni di Torino e San Mauro. Da qui si possono vedere, sul lato esposto a meridione della vallata, alcune antiche ville tutte con ingresso da Strada Santa Croce, che sale parallelamente nel territorio di San Mauro: la prima è il Residence Superga, la seconda è Cascina Sineo e la terza è Villa Santa Croce. Un punto d’unione tra i due percorsi è costituito dal “Pont d’ la carossera” che secondo la tradizione prese il nome da una signora che abitava una villa in posizione impervia, sopra il Sineo, e riceveva molti corteggiatori i quali erano costretti a lasciare le loro carrozze nel prato nei pressi del rio per incamminarsi a piedi verso la villa. Il Residence Hotel Superga è una delle più grandi strutture ricettive della collina torinese con più di 150 camere e dotato di ben due sale congressi. Le prime notizie di una costruzione in questo sito risalgono al 1752 quando in un documento è citata una vigna, modesta rispetto ai volumi attuali, di proprietà del Conte Ruschis. Poi è indicata come vigna Gropel, che si ritiene sia appartenuta al conte Gropello, ministro delle finanze di Vittorio Amedeo II. In seguito si succedettero molti proprietari tra cui diversi ordini religiosi: i Maristi, i Salesiani, i Figli della Sacra Famiglia e i Somaschi ed il complesso subì numerosi ingrandimenti. Dal 1949 fino al 1978 l’edificio fu la sede del Collegio degli Orfani dei Carabinieri, il primo dei cento istituiti in tutta Italia. Alcune centinaia di bambini di ogni fascia d’età erano istruiti dai Padri Salesiani con un orientamento di tipo professionale per apprendere un mestiere. Dopo un decennio di abbandono la struttura fu trasformata in albergo nel 1988.
Cascina Sineo deriva il suo nome dall’abate Sineo che la abitò a fine Settecento. Professore di teologia ed eloquenza all’Università, noto anche al popolo come predicatore per i suoi ammirati commenti al Vangelo in dialetto piemontese, fu nominato vicario generale della diocesi di Oristano e scelto dal governo sabaudo per condurre con la Santa Sede ed il pontefice Clemente XIII la trattativa che portò alla stesura dell’enciclica Inter multiplices del 1769 sul divieto di cumulo di benefici ecclesiastici. La villa con i vicini campi coltivati ha da molto tempo una destinazione prevalentemente agricola ed i tratti architettonici originari, ad esempio gli archi a tutto sesto e le aperture ellittiche tipici del Seicento, si confondono con interventi di restauro più recenti. Ormai del tutto avvolta dalla vegetazione ed in forte stato di abbandono è invece la piccola e deliziosa cappella ottagonale. La successiva Villa Santa Croc è un edificio costruito in stile neogotico in mattoni a vista e appartiene ai padri Gesuiti. Casa di ospitalità religiosa della Compagnia di Gesù, accoglie singoli e gruppi per ritiri ed esercizi spirituali, corsi e seminari di formazione religiosa Ad inizio Novecento l’Opera pia dei ritiri operai radunava un migliaio di persone e la necessità di un locale adatto per gli esercizi nelle vicinanze di Torino venne inizialmente sopperita dai Fratelli delle Scuole Cristiane, che li ospitarono per vari anni nella splendida Villa Nicolas, sulla collina di Santa Margherita. Nel 1914 l’Opera acquistò un sito nella regione di San Mauro che rispondeva ai desideri della futura casa: spazio sufficiente, luogo isolato ed elevato sulla collina con incantevole vista, aria salubre, a poco più di 10 minuti di salita dalla strada maestra. Dapprima era stata presa in considerazione l’idea di adattare con delle modifiche l’edificio esistente, ma si optò poi per la costruzione del progetto firmato dall’ingegnere Gian Battista Benazzo. Rimane ancora la testimonianza dell’antica vigna Morel costruita su un promontorio sostenuto da muri di contenimento a ridosso dell’attuale complesso. E’ una piccola casa gialla che nell’Ottocento appartenne ai conti Morelli.
Proseguendo la discesa guardiamo ora alla sinistra orografica del Rio Costa Parigi. Rispetto a prima qui le pendenze diminuiscono e la valle declina più dolcemente all’approssimarsi del grande fiume. Si costeggiano le proprietà di Vil la Sac erdote, un magnifico edificio seicentesco con poco distante la cappella. La villa, un tempo conosciuta come il Peiron, fu di proprietà dell’avvocato Cappa e rimane inspiegato come mai nel catasto napoleonico sia indicata col nome il Saccarello. La famiglia Monti, nel 1880, la lasciò in eredità a San Giovanni Bosco, ed in seguito rimase a lungo alla famiglia Sacerdote fino al passaggio alle Cartiere Burgo, insieme al vicino Muschie. Villa Millerose, conosciuta nel Medioevo col nome di Muschie o Castrum Musclarum, è uno dei più antichi insediamenti della collina, citata su un diploma dell’imperatore Enrico III del 1043. Descritta dal Grossi nel 1790 come una cascina con cappella appartenente al conte Giuseppe San Martino D’Agliè e di Castelnuovo. Nel 1857 divenne proprietaria di Muschie la baronessa Olimpia Savio, poetessa e studiosa di problemi sociali, amica di Camillo Cavour, che seppe unire agli ideali romantici dell’Ottocento una vigorosa e pur dolce tempra di educatrice. L’edificio di Muschie è nascosto alla vista dalle grandi piante collocate dalla precedente proprietà delle Cartiere Burgo che conduceva ricerche su piantagioni di alberi destinati alla produzione di cellulosa. La struttura è oggi la sede dell’Istituto Piante da Legno e Ambiente (IPLA) che ospita gli uffici, i laboratori, una biblioteca e una emeroteca. L’Istituto comprende un’azienda agro-forestale di 30 ettari, denominata Millerose, di proprietà della Regione Piemonte; il corpo centrale della tenuta è costituito da un parco di notevole valore ambientale ed architettonico, disegnato a metà del secolo scorso da un architetto inglese per conto dei baroni Savio. Il parco è stato mantenuto con particolare cura ed ampliato con la costituzione di alberate, arboreti, collezioni di piante forestali e fruttifere. Nella restante parte della tenuta, a destinazione boschiva, si è avviata la sperimentazione sulla “gestione naturalistica” dei boschi di latifoglie miste della collina, allo scopo di mettere a punto una metodologia selvicolturale produttiva. La tenuta comprende, inoltre, terreni attrezzati per la produzione vivaistica rivolta alla produzione di piante speciali, quali castagni innestati resistenti al cancro e piante tartufigene. Fiancheggiando il sentiero naturalistico lungo la recinzione dell’IPLA, superato l’ultimo dislivello, arriviamo nei pressi del Po. Si devono prima raggiungere le strisce pedonali per attraversare corso Casale ed il suo carico di traffico veicolare, poi, dopo aver oltrepassato il parcheggio e la passerella in legno in località Baino, entriamo nel Parco del Meisino.