Tratto n. 2 (3 di 3): da Tetti Forni a Reaglie
Qui, invece di proseguire lungo il sentiero principale che conduce alle case, si scende a destra prima di una casa diroccata per una variante più avventurosa ricavata nel bosco in ripida discesa. In questo breve tratto uno stretto e tortuoso sentiero arriva ad oltrepassare la piccola valle formata dal rio e, prima di raggiungere la strada asfaltata, costeggia la recinzione di un allevamento di volatili dove circolano libere anche alcune vispe caprette. Tetti Forni costituiscono un’amena borgata che, pur essendo esposta a settentrione, declina dolcemente verso il fondovalle, venendo così lo stesso raggiunta dai raggi del sole; il nome della borgata sembra abbia origine non tanto per l’eventuale presenza di forni per la panificazione, ma piuttosto per la zona di provenienza di alcuni suoi precedenti abitanti: Forno Canavese. Lungo la ripida discesa sugli stretti tornanti asfaltati che, per la semplicità di forme di alcune abitazioni, potrebbe sembrare quasi una borgata di montagna, si incontra un’antica e tipica villa con la parte padronale, molto curata, ed il giardino terrazzato rivolti a levante e dalla parte opposta il rustico annesso in mattoni a vista. Scendendo ancora verso Reaglie ci troviamo sulla destra muri di contenimento e bassi fabbricati di color rosso. Si nota, inoltre, la cementificazione del letto di scorrimento del rio, il tutto con notevole impatto ambientale sull’aspetto della vallata. Arriviamo così a fondovalle, in prossimità del maggiore rio Reaglie, in corrispondenza del pannello informativo dell’Anello Verde che riporta alcune curiosità sulla borgata appena passata, Tetti Forni, e su quella vicina, Tetti Goffi.
Siamo in un quadrivio che gli abitanti della frazione chiamano in modo ironico per la sua relativa centralità Piazza Castello. La villa sovrastante denominata a fine Settecento col nome di “Gros, vigna del signor Caresana”, ebbe a metà Ottocento un insigne proprietario nel conte e scrittore Canubio di Torretta. Dalla bacheca informativa prendiamo a sinistra verso Reaglie seguendo Strada dei Forni e dei Goffi che scorre a fianco del rio collinare. Proseguiamo lungo il fondovalle fino ad un bivio: se la nostra meta è la frazione di Reaglie continuiamo dritto passando davanti alla chiesa, se invece volessimo salire direttamente verso Mongreno, direzione Superga, possiamo tagliare fuori il centro di Reaglie imboccando a destra in salita la strada che, oltrepassato Corso Chieri, diventa Strada del Cresto. Le origini dell’insediamento di Reaglie risalgono all’antichità, quando ancora il resto della collina torinese era scarsamente coltivato o abitato. I documenti attestano, almeno sin dal 1474, che l’Ordine di Malta era proprietario nella valle di tre cascine, prevalentemente dedite alla coltura della vite e del bosco: l’Osteria, corrispondente all’attuale civico 153 di Corso Chieri, la Commenda, la più nobile e ora appartenente al civico 47 di Strada Calleri, il Tetto di Abramo, non meglio identificata. La chiesa stessa, intitolata all’Assunzione di Maria Vergine, faceva parte dei possedimenti dell’Ordine: da piccola cappella della Commenda Gerosolimitana di epoca medioevale, diventò Parrocchia nel 1630, quando la Valle era già popolata da circa 450 abitanti. Seriamente danneggiata dalle truppe mercenarie operanti a servizio della Spagna durante l’assedio di Torino del 1640, fu riparata nei tre anni successivi.
Fino ad inizio Novecento la chiesa si presentava di ridotte proporzioni (15×4,5 mt), ad una sola navata, con annessi sulla destra, guardando la facciata, un piccolo campanile, la sacrestia ed i locali per l’abitazione del parroco. Nel 1883 l’impresa reagliese dei fratelli Gilardi costruì l’attuale campanile che, alto ed esile, posizionato a filo della facciata, dall’altra parte della navata rispetto al precedente, convisse per sedici anni con la vecchia e bassa chiesa. Quest’ultima, anche se nel corso dei secoli fu oggetto di numerosi interventi di restauro e di ampliamento, venne, infatti, ricostruita nel 1908, ingrandita ed innalzata e fu creato il transetto laddove prima era situata la fossa cimiteriale. Anche il fronte, dall’austero impianto di origine medievale, venne sostituito con una ricca e decorata facciata di ispirazione barocca, caratterizzata da due grandi colonne binate che sostengono l’architrave del frontone. Francesco Gonin, pittore (1808-1889), autore di molti pregiati lavori, tra i primi in Italia a sperimentare le tecniche della litografia e della xilografia e celebre per l’illustrazione del libro I promessi sposi del 1840, nel periodo di maggiore fama abitò in Reaglie presso Villa Commenda. Nel 1863 dipinse per la Parrocchia di Reaglie la rinomata pala dell’altare maggiore e, per illuminarla, progettò un lucernario, utile anche in estate per il ricircolo dell’aria all’interno. Durante la ricostruzione della chiesa si persero le tracce del dipinto, sostituito dall’attuale pregiata pala d’altare realizzata su vetro nel 1909 dal pittore torinese Luigi Morgari.