Tratto n. 6 (2 di 4): dal Ponte Regina Margherita al Ponte Vittorio Emanuele I
Il Ponte Regina Margherita rappresenta il confine tra i quartieri pre-collinari di Madonna del Pilone e di Borgo Po. La sua struttura ad una sola arcata in cemento armato precompresso risale al 1972, progetto dell’ingegner Cesare Castiglia, la sezione stradale è molto ampia per sopportare il relativo carico di traffico automobilistico e tranviario. La sua costruzione portò con se la demolizione completa del precedente ponte a tre arcate in muratura risalente al 1882. Il passaggio pedonale consigliato è sotto le arcate del Ponte, qui le immagini dei graffiti colorati richiamano alla mente un paesaggio urbano cosmopolita. Sul sedime del percorso ampi depositi di limo raccontano il passaggio delle naturali stagioni del fiume. All’uscita dal sottopassaggio del Ponte una breve salita ci porta ad un bivio. Proseguendo dritti lungo lo sterrato si costeggerà il fiume da vicino fino al prossimo Ponte Vittorio Emanuele I, con la possibilità di sostare su comode panchine disposte lungo il percorso. Svoltando a sinistra invece passiamo su percorso asfaltato ed entriamo nel Parco Michelotti che sorge sui resti del canale che l’omonimo ingegnere costruì nel 1817 per fornire d’energia tutta la zona di Madonna del Pilone, allora ricca di realtà produttive. I nuovi sistemi d’approvvigionamento energetico ne decretarono il suo abbandono funzionale e nel 1935 fu riempito con le macerie provenienti dalla demolizione degli edifici di Via Roma. Il parco sorge vicino al centro della città ed è rimasto nella memoria dei torinesi come sede del vecchio zoo. Aperto dal 1955 al 1987 il giardino zoologico di Torino è stato un’importante attrazione turistica per la città basti pensare che nel 1971 ospitava più di 2500 animali tra mammiferi, uccelli, pesci e rettili. Dopo anni d’abbandono fu restituito alla cittadinanza nel 1996, con nuove funzioni: gradevoli aree attrezzate per il gioco bimbi e laboratori in cui si svolgono attività per le scuole, ricavate negli spazi di quelle che una volta erano le piscine, le gabbie o le casette che accoglievano primati e volatili, con fontane e giochi d’acqua. Il particolare edificio che ospitava il rettilario acquario (progetto di Enzo Venturelli), dopo un avvicendarsi di utilizzi verrà ora trasformato in centro per attività culturali legate al teatro.
Appena oltre un altro edificio dell’ex zoo è occupato dalla Biblioteca A. Geisser, specializzata in pubblicazione sul verde urbano e sulla collina torinese. In estate la biblioteca ha anche un piacevole giardino per la consultazione e la lettura all’aperto. La camminata prosegue sempre su asfalto all’interno del Parco Michelotti: i grandi platani che si possono ammirare sono contemporanei alla realizzazione del canale; successivamente furono impiantati esemplari di quercia, tiglio, acero, acacia, betulla, pino, abete, pruno, frassino e pioppo. Lasciato il Parco alle nostre spalle arriviamo all’imbocco del Ponte Vittorio Emanuele I. Il nome all’imponente e monumentale manufatto è stato dato dai Savoia al ritorno dall’esilio nel 1814, ma è conosciuto anche come “il ponte di pietra” per la sua elegante struttura a cinque arcate in grigia pietra di Cumiana e come “il ponte napoleonico”, poiché fu costruito nel 1810 nel corso della dominazione francese a Torino in sostituzione del vicino ponte in legno di Porta di Po. Dall’altra parte del ponte appare la pregevole vista d’insieme di Piazza Vittorio Veneto che, con i suoi più di 30.000 metri quadri di superficie, ha fama di essere la più grande piazza porticata d’Europa. Costruita nel 1825 dall’architetto Giuseppe Frizzi era in origine dedicata a Vittorio Emanuele I, ma, dopo la Prima Guerra Mondiale, venne intitolata alla battaglia di Vittorio Veneto: per non sbagliarsi i cittadini torinesi continuano a chiamarla solo piazza Vittorio. E’ stata impiegata come piazza d’armi, è stata per anni il cuore del carnevale cittadino ed ora è utilizzata per importanti eventi culturali di vario genere.
Lungo l’asse visivo della piazza e del ponte sorge ai piedi della collina la chiesa della Gran Madre di Dio. E’ una delle chiese più importanti della città. Progettata dall’architetto reale Ferdinando Bonsignore per conto del Municipio di Torino e costruita nel 1818 per celebrare il ritorno dall’esilio del re Vittorio Emanuele I di Savoia, sancito dal Congresso di Vienna dopo la dominazione francese sulla città. Sul timpano della chiesa è presente l’epigrafe «ORDO POPULUSQUE TAURINUS OB ADVENTUM REGIS» («La città e i cittadini di Torino per il ritorno del re»), scritta dal latinista Michele Provana. L’architettura della chiesa, rigidamente di forma neoclassica, è monumentale e scenografica, e riprende quella del Pantheon di Roma. Ai lati della scalinata due statue di marmo di Carrara raffigurano la Fede e la Religione, mentre ai piedi della chiesa ne sorge una dedicata a Vittorio Emanuele I. Dal 1934 la cripta accoglie l’Ossario e conserva la memoria dei 3.800 torinesi caduti nel corso della Prima Guerra Mondiale. Con una piccola deviazione sul percorso possiamo imboccare la strada a sinistra della Gran Madre, Via Villa della Regina, proseguire in salita per meno di un chilometro ed arrivare alla splendida Villa della Regina, edificio incorniciato nel verde ai piedi della collina la cui costruzione risale al 1600. Commissionato dal principe cardinale Maurizio di Savoia, figlio del duca Carlo Emanuele I e di Caterina d’Austria. Progettato da Ascanio Vitozzi è diventata la residenza preferita di ben due regine, e da questo deriva il suo nome; è inoltre contornata da incantevoli giardini formali, fontane e giochi d’acqua, vigneti e boschi. Villa della Regina è ora aperta al pubblico su prenotazione dopo il recente importante restauro eseguito sulla villa e sugli spazi verdi.